Wing Tsun: un’eterna primavera

詠春

«L’essenza delle arti marziali non è l’arte in sé, ma ciò che si cela nel profondo di te stesso.» G. Yamaguchi

Introduzione

Nel seguente elaborato, vi è la volontà di porre l’attenzione sul concetto primo dell’arte marziale Wing Tsun, presente già nel nome stesso, ovvero quello di “Eterna Primavera”; la traduzione dal cinese è letterale: “詠春” (yǒng chūn).

Inoltre, secondo una leggenda che racconta la nascita del nome yǒng chūn, alcuni sostengono che i migliori praticanti marziali cinesi del tempo si fossero riuniti per poter fondere le loro esperienze e conoscenze in un’unica arte marziale, il Wing Tsun appunto, a simboleggiare l’eterna evoluzione delle arti marziali.

Partendo proprio dalle fondamenta linguistiche che identificano tale arte e sulle quali si struttura un impero marziale storico, filosofico, concettuale e tecnico che ogni marzialista praticante ha conosciuto e amato, si propone un itinerario introspettivo all’interno del sé marziale, attraverso alcuni specifici principi e forme tecniche del Wing Tsun, e dunque, attraverso l’uso del corpo.

Come ha detto Gichin Funakoshi, maestro karateka giapponese, “prima lo spirito, poi la tecnica”. Ė un concetto che è possibile applicare a tutte le arti marziali, poiché non vi è apprendimento efficace della tecnica marziale se non vi è conoscenza profonda del proprio essere.

Ciò non vuol dire che non si possa, comunque, imparare a combattere contro uno o più avversari, chiunque abbia un corpo e lo metta in movimento, giorno dopo giorno, ha la possibilità di migliorare  sempre di più il suo funzionamento all’interno di uno spazio, ma quel che si vuole mettere in luce è quanto sia importante iniziare tale percorso in modo consapevole, con l’intenzione di direzionarsi verso un’ottica globale di duro lavoro e impegno, spesso anche di sacrificio, che abbia l’obiettivo di ‘scolpire’ l’individuo nella sua interezza; l’artista, mentre dà forma alla materia, realizza sé stesso.

Un marzialista che eccelle nella tecnica, ma che non ha cura il proprio sé marziale, mancando per esempio di rispetto al suo maestro e ai suoi compagni e che non fa fede, quindi, al codice di condotta previsto, resta un marzialista che eccelle nella tecnica. Chi abbraccia questo mondo, sa bene che ciò non può bastare se si desidera continuare un percorso di crescita volto al miglioramento di sé stessi e della qualità della propria vita.

Privarsi della rete di familiarità, di unione, di protezione, di cura e condivisione che tale percorso naturalmente prevede (e dona), significa disconoscere l’arte e perseguire il conflitto.

UN’ ETERNA PRIMAVERA

La primavera è da sempre considerata una fase di risveglio e di rinascita: una fase ascendente di rinnovata vitalità dopo la fase statica e discendente dell’inverno. Allo stesso modo, nella nostra vita, la primavera indica simbolicamente il rifiorimento della vita stessa.

Rappresenta, quindi, un sinonimo di crescita interiore, di apprendimento e di miglioramento personale ed è esattamente quello che insegna il Wing Tsun: puntare ad un miglioramento profondo.

La vita di ciascun individuo è caratterizzata da diverse fasi in cui vi sono periodi più complessi e oscuri e periodi invece gioiosi e pieni di vitalità, e questo è qualcosa che non si può evitare.

Quello che insegna il Wing Tsun, però, è il modo in cui guardare e affrontare questi periodi, specialmente quelli difficili. Esso permette di apprendere un comportamento atto al controllo di sé, dei pensieri e delle emozioni che passa, chiaramente, per il controllo del proprio corpo.

Maggiore è la consapevolezza del corpo e del movimento, maggiore è il controllo dello stesso e di conseguenza anche della sfera psicologica ed emotiva.

Allo stesso modo, in ottica di combattimento, vi sono dei periodi in cui si è più propensi ad apprendere e a praticare la disciplina, altri in cui si è completamente fermi.

Assorbire il concetto di “Eterna Primavera”, significa imparare ad essere presente nel qui e ora, e questo è l’unico modo per apprendere e combattere in maniera efficace.

Ma quando la “primavera” diventa “eterna”?

Per capirlo bisogna analizzare nel dettaglio le fasi di un attacco:

  • il pugno viene caricato;
  • segue la sua traiettoria raggiungendo il massimo del suo potenziale energetico;
  • colpisce l’avversario dissipando tutta la sua energia nell’impatto.

Va da sé che, se si riceve il pugno quando questo è all’apice della sua potenza ci si può solo fare

male; ma se invece lo si intercetta quando è ancora all’inizio del suo movimento verso l’avversario, quindi nella sua “primavera”, non si subisce alcun danno ed anzi si ottiene persino il vantaggio di bloccare proprio sul nascere la forza dell’avversario.

D’altro canto, se si riesce a rimanere costantemente nella propria “primavera”, ossia non si giunge mai alla fase discendente dei movimenti compiuti, concatenando così le azioni proprie a quelle dell’avversario, allora ci si trova nella condizione di godere di un vantaggio netto e perpetuo, ossia ‘eterno’. Nel Wing Tsun, la sublimazione di questo concetto si studia attraverso la pratica costante del Chi-Sao, quando, grazie a movimenti naturali e istintivi codificati, si cerca di riprodurre l’armonia dinamica di carico/scarico che sta alla base di questa meravigliosa arte e che la rende applicabile a tutti.

Nella mia personale esperienza, ho incontrato il Wing Tsun in una fase del tutto discendente della mia vita. Ad oggi, posso dire con fermezza che è solo grazie a quest’arte marziale se ho scoperto la “primavera” dentro di me e se sono riuscita, giorno dopo giorno, faticando tra dolori esteriori e interiori, a renderla “eterna”. Il Wing Tsun ha cambiato il mio modo di percepire il mio corpo nello spazio e in relazione all’altro, ma anche il mio modo di vedere le cose che mi circondano.

In particolare, gli esercizi di sensibilità, come la tecnica del Chi-Sao, non mi hanno soltanto resa più sensibile, appunto, al contatto e dunque più pronta alla risposta a un attacco, ma mi hanno resa più forte, perché davanti alla sensazione di rigidità e di inadeguatezza del movimento che, spesso e naturalmente, e per diversi fattori, prende il sopravvento sul sé e sulla mente e che, inevitabilmente, colpisce l’autostima, io ho imparato ad accettare la mia condizione in quel momento e a reagire, controllandola. Avere padronanza della propria emotività è avere padronanza della propria “primavera”, ed è solo una scelta individuale, intima, quella di lasciarla fiorire.

Il Wing Tsun mi ha istruita a farlo, a scandire e rispettare i tempi per farlo, soprattutto attraverso il Chi-Sao.

In conclusione, si riporta il primo punto del codice di condotta inciso sulle Tavole del Wing Tsun lasciate in eredità da Ip Man, il quale dice, “sii sempre disciplinato.

Cresci eticamente come un artista marziale”. Disciplina ed etica sono gli strumenti più importanti per riconoscersi come un vero marzialista. L’etica è la base della disciplina, specialmente per questa disciplina.

Dunque, un marzialista che si possa reputare tale, a pieno titolo, dovrebbe anzitutto riscoprire l’“Eterna Primavera” custodita dentro di sé e, in secondo luogo, lasciarsi istruire nella pratica marziale all’esplosione della stessa per far fiorire tutto ciò che è presente dentro e intorno a sé.

Noemi Vuolo

Sitografia

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